Aneta Kolanek: un'autista in rosa
Aneta Kolanek: un'autista in rosa
Le nostre news
08.03.2020

Aneta Kolanek: un'autista in rosa

Da ottobre dello scorso anno, Aneta Kolanek collabora con FERCAM come autista, un ruolo che spesso nell'immaginario viene considerato maschile. Intervistandola, abbiamo potuto scoprire il suo carattere intraprendente, il suo approccio limpido e genuino, l'invidiabile grinta con cui fronteggia le sue giornate.

 

Com’è essere una delle pochissime donne che svolgono questa professione?


È vero che questo mestiere di solito è riservato agli uomini, però per me non è una cosa così strana e non mi trovo in difficoltà. Nella vita ho sempre fatto lavori pesanti, quindi lo trovo normalissimo. Per esigenze familiari ho guidato trattori, ho lavorato in una fabbrica di treni,… non mi è nuovo fare cose che di solito si pensa le donne non facciano. Io mi sento di poter fare tutto e non mi manca niente!
 

Ti capita di sentirti discriminata perché donna?


Non mi trattano diversamente perché sono donna, ed è giusto così, secondo me. Non c’è discriminazione, anzi. Un esempio? Una volta ho scaricato una lastra di ferro da 170kg. Dal magazzino c'erano ben 3 uomini a guardare l’operazione, e nessuno di loro si è mosso per dare una mano. Quella volta in verità ci sono rimasta male, dopo aver scaricato li ho guardati e non ho potuto non commentare il loro comportamento
 

E i clienti come reagiscono?


Mi fanno tanti complimenti! Molti clienti sono sorpresi, li vedi che pensano "Oddio! È una donna! È la prima volta che vedo una donna arrivare per fare consegne per FERCAM". A volte commentano ad alta voce e allora io chiedo "Ma le fa piacere?" e mi rispondono "Sì! Magari ce ne fossero di più! Più donne ci vorrebbero, voi capite di più!". Il fatto di dimostrare gentilezza, ascoltando le esigenze di chi ho di fronte, viene molto apprezzato. Con la gente bisogna saper parlare e mi fa piacere poter fare felici i clienti, è quello che mi dà più soddisfazione. Altrimenti il lavoro diventa stressante, i rapporti non sono buoni e la giornata si fa pesante. Una volta ho avuto a che fare con un cliente insoddisfatto, che voleva cambiare fornitore. Gli ho parlato con tranquillità, convincendolo che se ci fossero stati problemi li avremmo risolti insieme. Ogni volta che ci vado ora è sempre sorridente e non ha mai più parlato di lasciare FERCAM.
 

Ci racconti un po’ di te?


Sono polacca, sono in Italia da 20 anni, mi sono sposata qui e ho 4 figli. Vivo in campagna, ad Aprilia, con 12 cani e 7 gatti. Da quasi sei mesi collaboro con FERCAM. In Italia sono venuta quando avevo 18 anni, in cerca di lavoro. Non parlavo la lingua e non conoscevo la cultura, è stato come ricominciare da zero. Piano piano sono andata avanti, cominciando dal lavoro che potevo fare in cui non era necessario comunicare con gli altri (le pulizie). Ma non mi sono fatta spaventare, mi sono adattata: dopo 6 mesi parlavo italiano e ho trovato un lavoro stabile presso una famiglia con 3 figli. Ma non era un lavoro per me, preferisco di gran lunga guidare un camion che fare le pulizie!

Sono sicuramente cresciuta in una cultura diversa: io vedo i miei figli andare a scuola come se fosse il parco giochi, ma in Polonia è come un addestramento, per me è stato un ambiente molto rigido e severo. Mia madre ha sempre lavorato in fabbrica, era uno dei responsabili perché sapeva manovrare tutti i macchinari. Anche mio padre ha sempre fatto lavori pesanti, da operaio.
 

Come si svolge la tua giornata lavorativa tipo?


Mi alzo alle 3 di notte, alle 4 sono fuori casa, alle 5 comincio a caricare il furgone. Intorno alle 7, al massimo, esco e vado a fare il giro nella mia zona. Una volta terminate le consegne torno al magazzino, restituisco ciò che non ho potuto consegnare, vado in ufficio per chiudere il giro e lasciare i documenti. Se finisco presto comincio a caricare per il giorno successivo. Ma questo non significa che il giorno dopo mi sveglio più tardi! Alle 5 il giorno dopo sono comunque in magazzino, a prendere in consegna altre bolle.
 

Come concili impegno lavorativo e vita familiare?


I miei figli ormai sono indipendenti, il primo ha 20 anni, l’ultima 11. Stanno con mio marito e io li vedo nel fine settimana, perché non posso andare avanti e indietro da Roma tutti i giorni, quindi sto in settimana in città da un’amica. Ho in progetto di comprare una macchina per poter tornare a casa la sera, spero di poterlo fare presto.
 

E nel fine settimana che cosa ti piace fare?


Ballare! Ho un grande stereo, in campagna non disturbo nessuno e posso fare festa con i miei figli. Se c’è bel tempo facciamo un bel barbecue. Gioco coi miei cani e cerco di divertirmi il più possibile, recuperando tutto quello che non ho potuto fare gli altri giorni. La giornata e mezza che ho con la mia famiglia cerco di godermela il più possibile.
 

Quali sono i lati migliori e quelli peggiori di questo lavoro?


È un lavoro in cui non ci si annoia, si incontrano persone diverse, ci sono sempre occasioni per fare una battuta. La parte che preferisco è poter rientrare a sera con il furgone vuoto, avendo consegnato tutto, quella è una soddisfazione.

Lati negativi? Mah… sai l’unica cosa che mi viene in mente? Il traffico!
 

Se potessi cambiare qualcosa?

Ho sempre affrontato di petto tutto quello che mi si è presentato davanti e sono molto orgogliosa di quello che ho imparato e che ho saputo fare. Rifarei tutto da capo allo stesso modo. Nella vita non ti devi mai pentire di tutto quello che passi, chi incontri, che cosa ti capita sulla strada. Perché quello è, non si può cambiare, è da accettare.

Grazie mille Aneta per il tempo che ci hai dedicato e per aver condiviso la tua storia!