L'evoluzione delle unità di carico intermodali
L'evoluzione delle unità di carico intermodali
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8 febbraio 2019 - by: Paolo Sartor

L'evoluzione delle unità di carico intermodali

Container, casse mobili e semirimorchi hanno differenti standard di dimensione

Il mercato del trasporto intermodale offre una vasta panoramica di contenitori (casse mobili e container) e semirimorchi con differenti potenzialità di carico, molto versatili, flessibili e idonei al trasporto di quasi tutte le categorie merceologiche. Per i container, l’ISO (Institute Standard Organization) ha decretato in origine quattro misure fondamentali che differiscono prevalentemente per la lunghezza, da 10, 20, 30 e 40 piedi.

A queste se ne è aggiunta da qualche anno una quinta, da 45 piedi. Se per i container l’ISO ha unificato e standardizzato le dimensioni e i pesi ammissibili, questo non è successo per casse mobili e semirimorchi impiegati nel trasporto combinato. In questo ambito infatti convivono delle forme parziali di standardizzazione che sono finalizzate ai requisiti di ottimizzazione dei pianali di carico e alle dimensioni e pesi totali a terra dei mezzi stradali, dove il peso totale a terra dei veicoli pesanti utilizzati nel trasporto intermodale differisce da paese a paese all'interno della UE.

In Germania, ad esempio, è consentito il trasporto di casse mobili da 6,25 e da 7,15. Esistono anche le misure da 7,42 e 7,82, nate per consentire di sfruttare al massimo le potenzialità di un autotreno, che può trasportarne due. L’unità da 7,42 metri costituisce forse il miglior compromesso tra potenzialità di carico e sicurezza di marcia. Infine le casse mobili e i semirimorchi intermodali da 13,60 sono particolarmente indicati per il trasporto di carichi completi.
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