Il punto centrale del servizio intermodale marittimo è il
terminal container. È questo il luogo dove si verificano gli appuntamenti e i cambi di modalità per la trazione terminale terrestre. Si tratta di un’infrastruttura logistica specializzata nel trasbordo di unità di carico (contenitori, casse mobili, semirimorchi) da nave a modalità di trasporto terrestri o da treno alla strada e viceversa. Consiste in un'area attrezzata con due o più binari operativi e gru che permettono il trasbordo delle unita dalla nave e/o dal treno a un automezzo e viceversa. L’utilizzo delle tecniche intermodali avvicina a livello geografico e tariffario i terminal marittimi alle aree di presa e consegna. L’attuale tendenza organizzativa nella gestione dei traffici containerizzati tende a privilegiare punti di interscambio collegati alla rete ferroviaria, su cui gravita un hinterland di traffico. Questi punti, conosciuti come
inland terminal, sono dei poli di attrazione del traffico intermodale - nella specifica area geografica-commerciale - per la raccolta, la distribuzione dei contenitori pieni con automezzi stradali e per il deposito delle unità di carico vuote. In caso di bacini di traffico di notevoli dimensioni può essere giustificata l’esistenza di più terminal relativamente vicini, posizionabili possibilmente nei baricentri dei sottobacini di traffico. Generalmente, però, un eccessivo e non giustificato ravvicinamento tra terminal comporta una serie di conseguenze che possono compromettere l’efficienza complessiva del trasporto combinato. Una rete di terminal troppo fitta territorialmente determina infatti la riduzione della concentrazione di carico sui treni, la diminuzione delle quantità movimentate nei singoli terminal, l’aumento dei costi di movimentazione e la riduzione degli effetti legati alle economie di scala del terminal.